lunedì 9 dicembre 2013

Pirati della banchina - Jack Splatter

Aspetto diligentemente distante dalla linea gialla il treno per la mia diramazione, mentre quello precedente sta combattendo strenuamente con i soliti "pirati della banchina". Sorrido nel constatare come pur vedendo il treno prossimo alla partenza e con le porte in chiusura, i "corsari del binario" tentino imperterriti i piú improbabili arrembaggi. Alcuni si cimentano nello sprint,altri nel salto triplo,altri ancora usano borse,valigioni e 24ore per guadagnare il varco tra le porte automatiche e infilarcisi sprezzanti del pericolo. Assaltano ogni treno come fosse l' ultimo,talvolta gridando rabbiosi come barbari,talvolta agili e fulminei come cavallette, alcuni tenendo cartellette di plastica o guanti di lana ben stretti tra i denti, straziati da un'incontrastabile bisogno di guadagnare quei 2 minuti e 25 secondi in piú della propria giornata che certamente faranno la differenza.Mentre sbadiglio cercando sulla mia playlist un pezzo dei Deep Purple per darmi una svegliata,ecco che sfreccia capicollando dalla scala mobile un giovanotto sulla trentina: salta 4 gradini atterrando sui frammenti dei suoi menischi, si proietta in avanti come un centometrista sulla linea d'arrivo e accelera disperatamente verso la porta che ha già,inesorabilmente ed EVIDENTEMENTE cominciato a chiudersi. Trattengo il fiato mentre mi spettina sfrecciando e sollevando un tornado e quasi mi viene da gridare "NOOOOO" al ralenti,come in un film drammatico. Niente puó salvarlo: il tempismo non é il suo forte e adesso la pagherà.Si avvicina alla velocità del suono,allungando scoordinatamente le braccia per sfiorare l'ultima fessura della gomma nera che isola le ante scorrevoli...ed ecco il prevedibilissimo epilogo. Il corpo esile e quasi disarticolato del pirata si schianta fragorosamente sulla barriera ormai serrata della nave che salpa,mentre i passeggeri inorridiscono agghiacciati dal poderoso contraccolpo. Il pirata cade all' indietro quasi rimbalzando, spostato dal suo stesso peso e ridotto ad un misero mucchio di abiti sudati e vergogna. Mi avvicino preoccupatissima mentre il treno scompare nell'oscurità della galleria,e il poverino a malapena riesce a rimettersi in piedi. Io e qualche altra buon'anima ci offriamo di aiutarlo ma lui sembra aver perso la voglia di vivere. Per un attimo mi balena il pensiero che il suo scopo fosse proprio quello (grottesco e tragicomico) di morire schiantandosi su di un convoglio perché i binari ormai sono sorpassati. Finalmente si alza dolorante e una signora gli chiede:"ma non potevi proprio aspettare quello dopo?" e lui, con la sconfitta dipinta in volto fa:"mia madre mi ucciderà." Eh beh signori,la mamma ê sempre la mamma. Come contraddirlo?

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